Urban Calligraphy / Simon Silaidis

Interview @ Mwmag.com Italy

Pensiamo alla scrittura cuneiforme nata in Mesopotamia, gli scribi egiziani che annotavano tutto oi monaci amanuensi che salvarono e copiarono i grandi classici greci e latini. Verba volant, scripta manent tuonò Caio Tito al senato romano. Simon Silaidis, artista greco, restituisce a questa antica arte tutta la sua magia attualizzandola e declinandola alla street art. In una perfetta unione creativa assimila e combina calligrafia occidentale, asiatica e araba. L’equilibro tra i vari riferimenti infondono al risultato finale una forza emotiva senza pari. Lettere e parole si vengono a formare e dialogare tra loro in una fitta trama di linee che ne valorizzano e abbelliscono i caratteri restituendoci tutta la bellezza dell’arte della scrittura.

Quando è stato il tuo debutto sulla scena della street art?

Ho iniziato nel 1998 dopo aver visitato un festival dei graffiti ad Atene, sperimentando vari stili fino al 2001. Ho smesso per almeno sei anni e mezzo perché il lavoro di graphic designer è entrato nella mia vita cambiandola per sempre. Ho viaggiato molto come designer e nel 2007 sono tornato in Grecia per ricominciare a fare graffiti.

E da subito la tua passione è stata per la calligrafia?

No. Non ero pronto. La calligrafia è sia immagine che testo. Considerata da alcuni la più alta forma d’arte, la scelta di un carattere e di come può essere modificato è illimitato. Hai bisogno di una forte sensibilità per raggiungere il fine che vuoi realizzare.

Ci descrivi le fasi operative, gli studi e i tempi che affronti per un tuo progetto?

Ci sono molti fattori che considero prima di creare un murales e l’osservazione gioca il ruolo più importante. Dopo averci ragionato per molto tempo ottengo l’idea che dalla testa si sposta al muro, nel senso che cerco di trovare i posti speciali in cui cerco di esprimere l’atmosfera circostante attraverso la mia arte. Io uso una varietà di pennelli; il mio colore preferito è il nero perché rimane un’espressione neutra per lo spettatore, pur mantenendo
un carattere rigoroso. Cerco di mantenere tutti i miei lavori il più nitidi possibile e questo significa che devo lavorarci per un po’ prima di raggiungere il risultato che voglio. Preferisco anche lavorare sulla superficie naturale di un muro, perché credo fermamente che “il tempo” è il miglior sfondo per ogni pezzo. In questo modo si armonizza al 100% e crea una resa migliore. Quando torno a rivederlo dopo qualche tempo, posso vedere le parti del muro distrutto. Questa è l’ARTE con l’aiuto della natura. Un anno fa visitai un posto e notai alcune persone che scattavano qualche foto e raccoglievano dei pezzi rotti dal terreno dell’opera. Sorrisi e non gli dissi nulla. Un’altra considerazione è la quantità di vernice necessaria da utilizzare per la realizzazione. Riesco a creare tutti i capita che dopo qualche tempo vado a visitare quei posti che ho decorato e osservo come la natura interagisce con la mia opera.miei grandi murales con solo 500 ml di vernice. Questo è al 100% importante, perché mi da più controllo sulle pennellate. Lavo i pennelli più e più volte al fine di raggiungere il più possibile la nitidezza, poiché lavorando sulla superficie grezza, voglio mantenere la superficie e l’atmosfera della parete come l’ho trovata. Il tuo stile è riconoscibile, ma è sempre stato così? Attraverso i miei viaggi in tutto il mondo, nonché alla pratica che faccio nel campo della calligrafia mi sono avvicinato a diverse civiltà e culture osservando i loro alfabeti e lettere. Questa è diventata l’ispirazione al fine di creare uno stile che coniuga calligrafia araba e asiatica. La storia comincia con la scrittura, la scrittura in quanto parola ha dietro di sé tutta una componente di forza. Comprendere e capire.

Come scegli le parole che dipingi?

Raccolgo tutte le emozioni che mi circondano. Sia quelle positive che quelle negative. Le parole che scelgo sono una combinazione tra il mio percorso di vita e l’atmosfera del posto che scelgo per la mia arte.

Come scegli i luoghi e gli ambienti adatti per la tua arte?

In realtà sono i posti a scegliermi non io. Passo molto tempo alla guida con la mia auto in cerca di nuovi luoghi da scoprire nella speranza di trovare un posto perfetto per la mia arte e che mi sia d’ispirazione. Capita che dopo qualche tempo vado a visitare quei posti che ho decorato e osservo come la natura interagisce con la mia opera. Questa è l’ARTE combinata con la natura.

Usi più tecniche/materiali per i tuoi lavori?

Uso pennelli piatti e vernice acrilica per i miei lavori esterni mentre per quelli in studio utilizzo inchiostri per lo più iraniani con penne in bamboo. Filtro l’inchiostro in un piccolo contenitore con la seta per pulirlo e avere una migliore fluidità. In esterno lavoro sul 100% della struttura della parete senza ripulirla, allo stesso tempo cerco di stare molto attento ad eventuali errori che potrei fare. Questi accadono spesso perché stare su una scala tutto il tempo richiede molto equilibrio e stabilità, anche il movimento del braccio è limitato rispetto alla carta. Si devono “inventare” i diversi movimenti per disegnare il tutto. Talvolta i movimenti sono in senso inverso alla tela o alla carta. Affrontare tutti questi problemi mi permette di migliorare ogni volta che affronto una nuova opera.

Il pezzo che ti è più piaciuto dipingere o che hai sentito emotivamente
più forte?

Ogni opera ha una storia speciale e io amo tutti i miei lavori in modo diverso. Ma posso sicuramente selezionare due di loro. Il lavoro che ricorderò sempre sarà l’edificio 5floor che ho fatto a Montpellier in Francia su invito del più noto designer del mondo Philippe Starck. Non solo perché era un’architettura enorme e unica, ma anche perché se Starck ti sceglie devi essere responsabile e fare tutto in modo molto perfetto. Anche la campagna “Adam Opel Calligraphy” in cui ho modificato la nuova generazione di Opel Corsa in un pennello e con l’aiuto di un pilota professionista ho trasformato il deserto in un grande quadro.Entrambi hanno un posto speciale nella mia vita e nella mia memoria.

Secondo te, la street art funziona proprio perché esterna dalle mura
delle gallerie?

L’arte ha un grande impatto all’esterno, e credo che questa sia la cosa che la rende speciale. Essere in grado di trasferire emozioni allo spettatore. Di ispirarlo. Sì, la Street Art è questo. È una domanda quotidiana con te stesso “Come ti senti dietro il muro?”

L’arte pubblica nelle piazze come le sculture interagiscono con lo spazio occupato e le persone, vale anche per la street art o può esistere come arte a sé?

Tutto ciò che esiste nell’ambiente urbano, che interagisce con lo spettatore e che fa un buon uso dei dintorni è chiamato Street Art. Anche se è stata vissuta in molti modi diversi, la Street Art è presente da molti anni, ma a volte ci vuole tempo a capire le cose. Ma l’arte troverà sempre la strada giusta e il tempo per “parlare con noi”.

Gli artisti in generale sono ormai poliedrici, fanno più cose insieme e non per forza correlate tra loro. Ti piacerebbe affrontare altri progetti
oltre la calligrafia?

Sono davvero concentrato sulle cose che amo e questo mi porta al limite. Mi dedico quotidianamente alla calligrafia urbana e al lavoro di sviluppatore professionista del Web/mobile.

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